Debolezza della classe politica e possibili soluzioni: l’opinione di Carlo Malinconico su “Affari Italiani”
La nomina di Mario Draghi come Presidente incaricato della formazione del nuovo Governo ha significato per molti la sconfitta dell’attuale classe dirigente italiana. Una politica che, di fronte alle enormi difficoltà della pandemia, ha mostrato tutte le sue lacune: mancanza di una visione strategica, populismo nella sua versione più negativa, malamministrazione. Negli ultimi decenni si è assistito inoltre ad un nuovo fenomeno, come spiegato da Ernesto Galli Della Loggia sul “Corriere della Sera”: le élite hanno pian piano abbandonato la vita pubblica lasciando sempre più spazio a personalità prive di esperienza politica ma soprattutto di una buona cultura di base. Un’analisi condivisa da Carlo Malinconico, che in un editoriale pubblicato su “Affari Italiani” ha indicato la meritocrazia come unica soluzione per invertire la tendenza. L’avvento di Draghi è un primo passo per riportare la competenza nelle più alte cariche dello Stato: “Una personalità del suo calibro e della sua autorevolezza − scrive Carlo Malinconico − comporterà necessariamente un innalzamento del livello della classe dirigente. A meno di una insensibilità disarmante, l’interlocutore non potrà fare a meno di considerare il livello del confronto. A cominciare dalla formazione del governo, dunque, i migliori dovranno essere chiamati ad assumere responsabilità di così alto livello”. Questo per quanto riguarda il presente. Ma nel prossimo futuro il Paese avrà bisogno di tutte le sue capacità e di tutte le sue eccellenze, soprattutto per quanto riguarda la classe dirigente: “La selezione dei migliori deve avvenire, come prescrive la nostra Costituzione, per pubblici concorsi. Deve essere ulteriormente ridotta la possibilità di accesso alla dirigenza pubblica per nomina politica. Inoltre, la classe dirigente deve avere requisiti culturali e professionali di alto profilo, a cominciare dai membri del Governo”. La meritocrazia dovrà essere il fulcro della politica. E il ruolo dei partiti sarà determinante per far sì che non si tratti delle solite parole al vento. Sarà loro dovere selezionare i candidati più idonei in base alle competenze: “Del resto che senso avrebbe richiedere per la nomina alle Autorità indipendenti requisiti di particolare professionalità e competenza per poi lasciar accedere al Governo della Repubblica personale non qualificato. È vero che la democrazia non può imbrigliare la volontà popolare con requisiti non previsti in costituzione, ma è anche vero che i partiti politici debbono pubblicamente esporre i curricula dei propri candidati”. Siamo giunti a un punto in cui non sono possibili margini di errore: “La meritocrazia deve pervadere tutta la macchina pubblica. Anche per questo motivo l’incarico conferito dal Presidente della Repubblica ha un forte significato. Non perché si debba negare riconoscenza a chi finora ha guidato il paese in una difficile congiuntura sanitaria ed economica, ma perché ora – conclude Carlo Malinconico – si tratta di vedere in profondità ciò che serve per migliorare le sorti dell’Italia”.