Carlo Malinconico e Maurizio Maresca: l’editoriale su “Il Messaggero Veneto”
C’è bisogno di una politica industriale a supporto dei territori, al contempo è necessario che questi ultimi possano comunque mettere in atto delle pratiche utili alla loro crescita, anche quando l’Europa e lo Stato non riescono a essere abbastanza incisivi: è il pensiero di Carlo Malinconico e di Maurizio Maresca, autori di un editoriale scritto a quattro mani per “Il Messaggero Veneto”.
“In un mondo in cui sono in crisi le regole del diritto internazionale e dell’economia,” scrivono i due professori, “è giocoforza individuare dei correttivi per tutelare l’interesse nazionale”. In questo difficile contesto geopolitico, l’Europa non riesce a essere protagonista, lo dimostra anche l’inadeguata proposta della Commissione europea a sostegno dell’industria. “Purtroppo non c’è da attendersi una politica industriale (o dei trasporti) neppure dal nostro Paese: che, ammalato di un debito di quasi 3.000 miliardi, non dispone delle risorse per finanziare la crescita”. Troppo spesso siamo tentati dalle multinazionali cinesi, americane o francesi, si legge nell’editoriale. La soluzione per i singoli territori diventa quindi “fare da sé, con le opportune alleanze finanziarie ed industriali”.
Carlo Malinconico e Maurizio Maresca fanno quindi riferimento alla legge costituzionale numero 3 del 2001: “Se è vero che lo Stato ha il diritto di sostituirsi alle Regioni inadempienti per attuare il diritto europeo (artt. 120, C.) è anche vero che le Regioni devono potersi sostituire allo Stato inadempiente o troppo timido”. Questa sfida può essere condensata in cinque macro aree di interesse che spaziano dalla logistica all’agricoltura, dall’energia al Mediterraneo, fino agli appalti e concessioni. Riflettendo su questi ultimi, i professori fanno riferimento alle direttive 23, 24 e 25 in materia di contratti pubblici, che andrebbero attuate attraverso una norma che si sostituisca a quelle nazionali. In tema di logistica invece, Carlo Malinconico e Maurizio Maresca rimandano alla pianificazione europea del 1999, molto lontana dalla realtà dei fatti di oggi. La Regione potrebbe promuovere, d’intesa con il governo centrale e con i traffici, “l’integrazione delle infrastrutture ferroviarie, stradali e portuali”, nonché il riequilibrio modale, l’industria di perfezionamento e, nella migliore delle ipotesi, “un Port Champion con Austria, Slovenia, Croazia e Ungheria”.
Per quanto riguarda l’alimentare e l’agricoltura, invece, i professori auspicano l’intervento di una Agenzia Regionale che unisca le migliori imprese del territorio, in grado di essere competitive sul piano internazionale. Infine l’editoriale fa riferimento al grande tema dell’energia (molto utili le proposte di Confindustria Udine) e del Mediterraneo (servirebbero delle politiche comuni attuate dai territori che lo circondano, così da non lasciare indietro nessuno).