Carlo Malinconico, approfondimento sul codice degli appalti: l’editoriale pubblicato su “Il Messaggero
Semplificare il sistema per riformare il codice degli appalti: è da questo complesso argomento che prende il via l’editoriale firmato da Carlo Malinconico e pubblicato su “Il Messaggero”.
Riguardo al tema si contrappongono due diverse visioni: chi sostiene il “modello Genova”, incentrato sulla rapidità della ricostruzione del Ponte Morandi, e chi invece teme un cedimento del sistema in materia di lotta alla corruzione e alla malavita organizzata. Il discorso diventa ancora più importante nel contesto in cui siamo, con riferimento al Recovery fund e al Pnrr (Piano di resilienza e di ripresa).
“Il nostro Paese deve dimostrare capacità di riforme richieste da parte del progetto europeo, tra cui, da un lato, la sburocratizzazione delle procedure e, dall’altro, l’esigenza di rispettare i tempi necessari per la spesa delle ingenti risorse promesse dall’Europa”, scrive Carlo Malinconico.
Il modello Genova non è sempre applicabile: bisogna considerare che, in quel caso, non c’è stato bisogno di affrontare i tempi della progettazione, che incidono particolarmente sulle opere pubbliche. Per quanto riguarda invece la lotta alla criminalità organizzata, se ne dovrebbe occupare più il Codice penale che il Codice degli appalti. Le norme anticorruzione derivanti ad esempio dall’Anac rischiano inoltre di essere restrittive “solo per gli imprenditori onesti, mentre per i disonesti tali norme spesso non sono dissuasive”.
Per trovare soluzioni concrete, è bene allargare il proprio sguardo all’intero sistema europeo per comparare i diversi modelli. “Dovremmo imparare dai nostri amici europei”, sottolinea Carlo Malinconico, “restringendo le norme relative agli appalti pubblici allo stretto essenziale, senza quel fenomeno di gold plating, che ci è stato rimproverato dalla Commissione Ue e che noi stessi abbiamo dovuto vietare. Quantomeno con riferimento alle opere rilevanti per il Recovery plan”.