Look e potere
Avrete osservato anche voi che da qualche tempo a questa parte il look dei nostri uomini politici è cambiato. La “rivoluzione” sembra consistere nell’abolizione della cravatta. Probabilmente la scelta è motivata dal desiderio di apparire più informali e vicini alla “società civile”. Insomma una captatio benevolentiae verso l’elettorato. Un po’ come la mania dell’uso dei social network. Niente di male, se al cambiamento di forma corrisponde un mutamento di sostanza nel rapporto tra politici e cittadini. Ma non sarà invece che l’apparente maggiore rilassatezza nasconde una forma di narcisismo, una nuova manifestazione di arroganza del potere?
Da tempo eravamo abituati a vedere il Presidente degli USA o il primo ministro UK presentarsi in maniche di camicia e con loro i più stretti collaboratori in analogo abbigliamento. Immagine piacevole anche se accompagnata dal dubbio di un nuovo conformismo: ragazzi, il capo si è tolto la giacca, uniformiamoci!
Non c’è dubbio che la camicia trasmette un senso d’informalità e di operatività che la giacca non riesce a dare. Ora anche il nostro Presidente del Consiglio ha adottato questo look, quasi a marcare la differenza dagli altri ministri che invece ancora indossano la giacca, ad esempio nella conferenza stampa che segue il Consiglio dei ministri.
Addirittura è recentemente circolata su qualche giornale la foto di Obama non solo in maniche di camicia nella stanza ovale della Casa Bianca ma piazzato in piedi di fronte alla scrivania con un piede sul ripiano della scrivania stessa! Posa molto disinvolta e plastica, quasi uno scavalcamento dell’ostacolo come si usa nella gara di atletica leggera.
Anche in ciò nulla di male. Quest’informalità del mondo anglosassone ha antiche origini e sinceramente ci affascina, anche se c’è probabilmente una certa dose di conformismo e di narcisismo nell’ostentazione di una easy way of life. Perché allora viene spontaneo da noi suggerire prudenza?
Perché il vestiario fa parte del costume sociale e da noi certi atteggiamenti esteriori del potere sono significativi. Basti pensare che nelle cerimonie pubbliche i magistrati compaiono con il cappello, a sottolineare la loro primazia nei confronti di ogni altro potere. E ci tengono!
In un tale contesto, fa pensare che ai parlamentari sia consentito di stare in Parlamento senza cravatta, mentre agli ospiti e visitatori è imposto, quale condizione di accesso al Palazzo, di indossare la cravatta. Come dire, io sono il potere e posso svincolarmi dalle regole, mentre gli altri devono portare il segno di sudditanza. Se fosse così, o fin quando ci sarà il dubbio che sia così, anche un gesto di apparente informalità può apparire arrogante e discriminatorio.