35 anni fa e la politica urlata
Il 9 maggio del 1978 veniva ritrovata la R4 rossa con il corpo di Aldo Moro. Nella notte tra l’8 e il 9 maggio di 35 anni fa veniva ucciso Peppino Impastato per mano della Mafia. E quegli anni io li ricordo bene, ero un giovane sostituto procuratore dello Stato in servizio all’Avvocatura dello Stato di Milano. E’ un giorno ricco di significati quello di oggi per l’Italia, e anche in queste ore, che dovrebbero essere dedicate alla riflessione, i toni della discussione politica si levano alti.
La violenza verbale che negli ultimi mesi rimbomba in un crescendo assordante nelle stanze dei palazzi, nelle pagine dei giornali e nei social network lascia sgomenti, o quantomeno perplessi. In un momento particolare per il Paese, in cui il clima che si respira diventa sempre più pesante e la tensione sociale comincia a farsi sentire, leggere l’aggressività esasperata – manifesta o latente – nelle parole di chi comunque riveste un ruolo pubblico o di rilevanza pubblica mi spaventa.
Anziché cercare coesione e unità, viste le tante difficoltà che gli italiani hanno dovuto attraversare e avranno ancora da affrontare, sembra che disagio e problemi dei cittadini vengano strumentalizzati, quasi presi a pretesto per ottenere consenso politico. Forse per distogliere l’attenzione dai problemi reali.
E questo lo trovo cinico, inaccettabile, immorale. Aizzare animi già infuocati e provati, per un tornaconto immediato e meschino, non fa bene a nessuno e dimostra ancora una volta l’evidente inadeguatezza di parte della classe dirigente e politica. Gli italiani sono stanchi. E li capisco. Tutti coloro che hanno un ruolo direttamente o indirettamente politico dovrebbero essere i primi ad avere senso di responsabilità per il ruolo che ricoprono e per rispetto delle Istituzioni che rappresentano.
Per rispetto di chi ha tenuto alta la testa.